Love kit, ovvero il Pentax DA 18-55 WR

Prologo

Iniziamo subito questa recensione mettendo in chiaro una cosa: questo non è un articolo di test, prove e tecnicismi, ma è un piccolo tributo ad un economico obiettivo che dopo quasi cinque anni non ha ancora smesso di stupirmi, e di cui a poco a poco mi sono innamorato. Sia fatta quindi lode al 18-55 WR!

Vi premetto che i generi fotografici da me affrontati non sono poi così vasti e vari: di sicuro molto più della metà delle mie foto è riconducibile al paesaggio, naturale o urbano che sia. Ed è proprio in questi contesti che ho potuto apprezzare negli anni la bontà dello zoom kit della Pentax.
Ciò vi suoni come un avviso: se vi serve, necessitate, abbisognate, desiderate, agognate e invidiate uno zoom f/2,8, evitate di leggere da qui in avanti; quest’articolo non fa per voi perché semplicemente quest’obiettivo non è un f/2,8 e non lo sarà mai. E’ un obiettivo buio e tale rimane, è un obiettivo aps-c e tale rimarrà.
Per tutti gli altri: proseguite pure.

Cosa deve fare un obiettivo kit

Un obiettivo kit deve fare quello per cui è pensato principalmente, e cioè fornire un adeguato compagno di giochi ad un corpo macchina. Ciò significa che l’obiettivo in questione deve

costare poco, in assoluto e in proporzione alla fotocamera;

essere versatile, perché chi inizia non sa ancora bene che cosa farà con la fotocamera, e anche quelli più esperti hanno quasi sempre bisogno anche di un obiettivo buono per tutto;

essere resistente, perché verrà usato tanto e male all’inizio, e poi diverrà l’obiettivo “da battaglia” per eccellenza, anche quando nel corredo gli faranno compagnia ben altre lenti.

Deve insomma permettere al fotoamatore (che sia casuale o avanzato) di poter fare pratica e di poter sondare i limiti delle proprie capacità, nonché deve permettergli di far sempre (o quasi) la foto che cerca di fare. È un obiettivo che, parafrasando un famoso motto, va “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”. E scusate se è poco.

Il Pentax soddisfa i requisiti suddetti: costa poco (usato si trova anche a molto meno di 100€), è versatile (18-55 sono focali che tutti possono apprezzare ed utilizzare; è piccolo e leggero) ed è un carro armato, soprattutto nella versione WR, cioè tropicalizzata.

La qualità costruttiva

Il 18-55 è una macchina da guerra. È vero che è fatto di plastica e non ha il motore autofocus interno, ma è altrettanto vero che ciò gli consente di essere piccolo, leggero e di presentare pochi problemi di elettronica (visto che la maggior parte del lavoro lo fa la fotocamera). Le plastiche poi sono di ottima qualità, e non vanno certamente a scapito della resistenza: il 18-55 WR regge a cadute ripetute, regge al freddo, al caldo, alla pioggia, alla neve, alla sabbia. L’ho usato nelle condizioni più disparate, è venuto a contatto con sugo, olio, birra, aranciata, acqua salmastra, neve, ghiaccio, sudore, gomitate e oggetti contundenti, e non ha mai fatto la minima piega!
Ok, dopo quest’ultima frase non potrò più rivenderlo, ma tanto non ne avevo alcuna intenzione.

Il 18-55 WR, il “Tappo Ermetico” come l’hanno ribattezzato sul noto forum italiano dedicato a Pentax, è inarrestabile: una passata sotto un rubinetto, una strofinata sulla lente frontale con maglietta e alitata, e si riparte per una nuova sessione fotografica.

Aggiungiamoci che monta filtri passo 52 (poco costosi e facilmente reperibili) e che il suo paraluce originale è ad incastro e non a vite, ed è anche dotato di apposito sportellino per girare il polarizzatore senza smontare tutto, e dovrete per forza convenire con me sul fatto che Pentax ha realizzato il miglior zoom aps-c in kit presente sul mercato.

Qualità ottica

Iniziamo con i difetti, anzi il difetto, l’unico veramente riscontrabile: manca la risolvenza. Di conseguenza l’obiettivo a volte può peccare di nitidezza e dettaglio. Volete sbalordire i vostri amici (o nemici) con dei crop al 100% o addirittura al 200% mostrando che “ancora ce n’è”? Niente, il 18-55 non fa per voi. Sprecate pure i vostri 2000€ e comprate il 24-70/2.8 che tanto vi intriga.

Per tutti gli altri: tenetevi stretto il tappo ermetico, perché sotto tutti gli altri parametri ottici è straordinario (anche e soprattutto rispetto al prezzo).

Il 18-55 WR è contrastato, resistente al controluce, omogeneo anche chiuso di un solo stop, poco soggetto a riflessi, flare e ghost, non particolarmente colpito da aberrazioni e ha naturalmente dei colori brillanti e naturali, adatti (per i miei gusti) soprattutto a riprendere la natura in tutto il suo splendore.

Distorce? Sì, un pochino. Ma i profili del programma Pentax (Pentax Digital Camera Utility/Silkypix), Adobe Lightroom, PT-Lens o qualsiasi altro software di sviluppo e correzione risolvono abbondantemente la questione. Idem fanno le fotocamere Pentax sul .jpg diretto.

Qualità sentimentale

Il 18-55WR è il giusto compagno per tutti: te lo porti sempre dietro, sopporta ogni maltrattamento, perdona ogni errore e regala sempre un’emozione: che volete di più, che vi ramazzi la stanza?

Ci potete fare paesaggio, architettura, urbex, street, reportage e, nelle giuste condizioni, non si tira indietro di fronte al ritratto, alla natura e addirittura ai concerti; l’ho usato con soddisfazione anche durante servizi di matrimonio, e non mi ha mai deluso.

Per questo posso ormai dire che gli voglio bene; non posso amarlo solo perché già ho una ragazza, e poi non sarebbe opportuno, la società non è ancora pronta a questo tipo di amore.

Sul campo

Si può uscire di casa anche solo col 18-55WR, e mi capita spesso, soprattutto se le condizioni meteorologiche non sono delle più favorevoli. Ma anche quando ci si porta dietro altro, il 18-55 rimane nello zaino perché “fa sempre comodo” o “non si sa mai”. È il complemento ideale dei fissi, e il pronto sostituto degli zoom più costosi.

Senza volermi vantare delle mei foto (sono e rimango un fotoamatore entusiasta che scatta per divertimento e solo raramente remunerato), i risultati che ho ottenuto col 18-55 mi sembrano di tutto rispetto, ottimi sia per abbellire il web che frequento, sia per riempire casa mia di stampe, sia per stare dietro alle richieste e commissioni di terzi.

A questo proposito qui di seguito propongo una selezione di scatti effettuati col 18-55, scelti tra quelli che hanno spesso suscitato la domanda “ma veramente l’hai fatta col 18-55?” o l’esclamazione, fatta da chi ne sa un po’ di più, “il Pentax 18-55 si conferma sempre buono!”.

Il Pentax 18-55WR funziona:

All’alba:

L'alba sul lago di Pietranzoni / The sunset on the Lake of Pietranzoni

Al tramonto:

Tramonto sulla Certosa di Trisulti / Sunset on the Trisulti Charterhouse

Di sera:

Sora a Natale / Sora at Christmas

Di notte:

Via Lattea / Milky Way

Vicino i torrenti:

Zompo lo Schioppo - Morino

Al mare:

Gioiosa Marea e Capo d'Orlando

Con la nebbia:

Valle nebbiosa / Foggy Valley

Sotto la pioggia:

Sommerso, nella nebbia / Submerged, in the fog [Explored on 20 January 2013]

Sotto la neve:

Bufera di Neve / Snow Storm

Vicino le cascate:

Natura Urbana / Urban Nature

Per l’architettura:

Sguardo profondo / Deep Gaze

Per la street:

Sotto la pioggia / Under the rain

Oltre la realtà / Beyond the reality

Per la musica:

Scherzi / Jokes

Musica elettrica / Electric music

Oh, e io l’ho usato anche per i ritratti…:

Sguardi innevati / Snowy Gazes

Conclusione

Quest’articolo è dedicato, col cuore, a tutti quelli che dopo un giorno, una settimana, un mese o un anno di fotografia chiedono sul web: –Con cosa posso cambiare il 18-55? Ormai mi va stretto…-. Subito dopo aver pubblicato la foto di un gatto. E prima di pubblicare la foto di una rotoballa.

6 pensieri su “Love kit, ovvero il Pentax DA 18-55 WR

  1. Hai tagliato i bordi o sono originali? Avrei voluto vederle non post prodotte, per mia curiosità.
    Onestamente il mio è buono, chiuso a 8, dai 24 ai 40. Sopra ai 50 è inusabile.
    Dai 18 ai 24 è molto nitido in mezzo ma riempie di aberrazioni e parecchio scarso più si va ai bordi (volendo dico che è morbido 🙂 ). Sotto 5.6 è altrettanto scarso.
    O il tuo è particolarmente buono, o il mio particolarmente riuscito male, ma parecchio migliore rispetto al primo con cui me l’hanno sostituito 😅.
    Detto ciò, il resto è vero. Non è male. E batte tutti gli altri 18-55 -per Reflex (però l’ultimo Canon pare molto buono ad essere onesti).

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    • In ordine:

      1) Alcune sono croppate, alcune sono panoramiche, alcune sono della dimensione originale. Se sono 3:2, sono originali, raramente croppo mantenendo il formato originale.
      2) Sicuramente il meglio lo da 24 a 40mm, sì.
      3) Io di aberrazioni ne ho sempre viste pochine, anche a TA.
      4) Per paesaggio, sotto f/5.6, non mi capita praticamente mai di scattare. Anzi, raramente sotto f/11. Negli altri ambiti la resa ai bordi mi interessa più o meno zero.
      5) Il mio è sicuramente buono, ma ne ho un altro non WR che non è da meno (anzi, è un po’ più nitido…).
      6) L’ultimo Canon è sullo stesso livello, ma senza tropicalizzazione (costa anche un po’ di più, ed ha un passo filtri 58 e non 52). E ci hanno messo 10 anni per farlo così.

      Per quanto riguarda le foto non post-prodotte… sono della parrocchia opposta, secondo me è del tutto inutile guardarle. A me interessa a queli livelli si può arrivare in concreto, la foto di base non mi dice nulla.
      In ogni caso io uso esclusivamente Lightroom per il 95% delle foto (uso GIMP/PS solo per unire cielo e terra quando fotografo la Via Lattea), faccio una post-produzione poco più che basilare, e comunque che rimane nell’ambito dello “sviluppo” più che del fotoritocco.

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